venerdì 5 maggio 2017

Unipa e lo spazio Gregotti


Scoprire parti della propria città ancora poco conosciute è sempre una sensazione molto piacevole. Lo stupore di sentirsi in un posto nuovo, di conoscere un’altra realtà, nonostante sia vissuta da anni, lascia sempre una sensazione di incanto alla quale non ero più abituata.

Oggi, mentre stavo lavorando alla stesura di un articolo e la concentrazione vacillava, decido di uscire fuori, godere della splendida giornata di sole e di andare alla ricerca di nuovi stimoli per la scrittura.
Uscendo dalla parte superiore del dipartimento di Architettura di Palermo, si trova una vasca d’acqua con una vecchia ciminiera, un parcheggio universitario, ed un edificio che fa da fondale al cosiddetto Viale delle Scienze. In lontananza, si scorge una struttura lignea che mi incuriosisce. Da anni so che questa parte di Unipa è stata progettata da un importante architetto italiano, Vittorio Gregotti, ma prima d’ora (non dovrei dirlo!) non mi era mai capitato di vederla. Decido, dunque, di avvicinarmi e andare alla scoperta della mia Università.

Cammino…mi trovo dentro ad un tunnel di luci e di colori, a sinistra il rosa pallido dell’edificio che fa da quinta scenica al viale, a destra il grigio chiaro del cemento e il verde vivido delle piante mediterranee, sopra il cielo azzurro con leggere striature bianche, mentre di fronte a me una scalinata grigio scuro mi indica la strada. Mi appresto ai gradini e decido di salire. Esplosione di spazi! L’ascesa alla “montagna” e di lì a poco davanti a me si apre uno spazio multiforme, alternato da costruito, vuoto, elementi in costruzione, paesaggio urbano e naturale. Le tettoie in legno intraviste dal basso si susseguono una dopo l’altra tracciando una linea netta verso un altro spazio rialzato.
Incuriosita e stupita dall’ambiente, passeggio e osservo la gente. Al di sotto delle tettoie si trovano delle buche rettangolari scavate nel pavimento e che fungono da sedute; vedo numerosi ragazzi lì seduti e anche io ne ho desiderio. Per qualche minuto mi fermo, chiudo gli occhi e cerco di assaporare il momento. Non mi sentivo più a Palermo, né in Sicilia. È stata una sensazione particolare, che forse alcuni di voi hanno già provato. È strano trovarsi in un luogo già vissuto, magari in un momento diverso della propria vita, ed iniziare a percepirlo e a conoscerlo con una maturità differente. Mi affascina come l’immagine di un determinato luogo che scolpiamo nella nostra memoria, vuoi per l’esperienza pregressa, per le immagini già viste o per i racconti degli altri, possa cambiare tutto d’un tratto aspetto, una volta conosciuto in profondità. D’altronde, mi è già capitato in passato di immaginare una regione, una città in un determinato modo e di dovermi ricredere, in positivo o in negativo, dopo averla visitata.

Incuriosita dal percorso di scoperta tracciato dal Gregotti, continuo la mia passeggiata e salgo un’altra rampa di scale; il paesaggio è veramente prezioso. Non immaginavo di poter toccare così da vicino le montagne direttamente dall’Università. Il dipartimento di Architettura ha una bellissima vista sulle montagne cittadine, ma non incornicia in questo modo la città.
Il terzo ambiente si trova accanto al dipartimento di chimica, anche questo molto ampio, sembra esser stato disegnato per invogliare i passanti a curiosare qua e là. È impossibile percorrere questi 150 m senza soffermarsi in ognuno dei suoi spazi. Sporgendosi a destra, ad un livello inferiore, si trova un anfiteatro che si affaccia, come il canone greco comanda, su uno scenario naturalistico incorniciato dallo skyline cittadino. Proprio in questo posto si trova uno dei centri di raccolta energetica di Unipa, una leggera presenza di pannelli fotovoltaici consente all’Università di carpire luce solare e magari, chissà, trasformarla in energia per il campus universitario.
Al centro dello spazio una serie di canali e di quadrati di varie dimensioni, scavati nel pavimento, disegnano e progettano il luogo. Agli angoli dei quadrati più grandi si trovano degli alberi, che in questo periodo dell’anno hanno dei fiori rossi molto profumati. Gli studenti ridono e scherzano, c’è chi gioca a pallavolo, chi mangia un panino all’ombra della vegetazione, chi chiacchiera o studia con i propri colleghi. È una piacevole atmosfera, dal linguaggio internazionale, quasi da rivista. Un ambiente parallelo, dove ritemprarsi e vivere l’Università con un approccio disteso e rilassato.
Spostandosi poco a sinistra e attraversando i confini tracciati dagli edifici universitari, si trova un’altra piccola oasi; anche in questo caso vi è la presenza di gradoni in cui potersi sedere e di una moltitudine di vegetazione ordinatamente progettata e da poter ammirare. L’ultimo livello riserva un colpo di scena. Avete mai immaginato di poter letteralmente rinfrescare le vostre menti all’Università? Di poter udire, accanto all’uscita del vostro ufficio o del dipartimento in cui lavorate, il piacevole suono dell’acqua che scorre? Di poter bagnare i polsi dopo una lunga giornata afosa?
I nostri cugini della Bicocca di Milano a questa provocazione risponderebbero: We, l’è bela lei, guarda che il nostro campus universitario ha fontane e specchi d’acqua da fare invidia, neh! Beh, Unipa offre di più, chi non vorrebbe una bella piscina azzurra come il mare cristallino all’interno del proprio ambiente lavorativo o di studio, con sedute aggettanti che permettono a chi vi si siede di arrivare a toccare con mano l’acqua e rilassarsi all’ombra dei muretti, osservando leste rondini nere prender l’acqua e volare via.

Sono trascorsi solo pochi minuti da quando ho iniziato questa passeggiata alla scoperta della mia Università, sono stati dei momenti accompagnati da un continuo susseguirsi di emozioni, di scoperte e di eterogeneità di spazi. Sembra quasi che Gregotti abbia progettato questo luogo per stimolare lo studente alla scoperta, un vero e proprio connubio di creatività, scienza e relax.