Scoprire parti della propria
città ancora poco conosciute è sempre una sensazione molto piacevole. Lo
stupore di sentirsi in un posto nuovo, di conoscere un’altra realtà, nonostante
sia vissuta da anni, lascia sempre una sensazione di incanto alla quale non ero
più abituata.
Oggi, mentre stavo lavorando alla
stesura di un articolo e la concentrazione vacillava, decido di uscire fuori, godere
della splendida giornata di sole e di andare alla ricerca di nuovi stimoli per
la scrittura.
Uscendo dalla parte superiore del
dipartimento di Architettura di Palermo, si trova una vasca d’acqua con una vecchia
ciminiera, un parcheggio universitario, ed un edificio che fa da fondale al cosiddetto
Viale delle Scienze. In lontananza, si scorge una struttura lignea che mi
incuriosisce. Da anni so che questa parte di Unipa è stata progettata da un
importante architetto italiano, Vittorio Gregotti, ma prima d’ora (non dovrei
dirlo!) non mi era mai capitato di vederla. Decido, dunque, di avvicinarmi e
andare alla scoperta della mia Università.
Cammino…mi trovo dentro ad un
tunnel di luci e di colori, a sinistra il rosa pallido dell’edificio che fa da
quinta scenica al viale, a destra il grigio chiaro del cemento e il verde
vivido delle piante mediterranee, sopra il cielo azzurro con leggere striature
bianche, mentre di fronte a me una scalinata grigio scuro mi indica la strada.
Mi appresto ai gradini e decido di salire. Esplosione di spazi! L’ascesa alla
“montagna” e di lì a poco davanti a me si apre uno spazio multiforme, alternato
da costruito, vuoto, elementi in costruzione, paesaggio urbano e naturale. Le tettoie
in legno intraviste dal basso si susseguono una dopo l’altra tracciando una linea
netta verso un altro spazio rialzato.
Incuriosita e stupita
dall’ambiente, passeggio e osservo la gente. Al di sotto delle tettoie si
trovano delle buche rettangolari scavate nel pavimento e che fungono da sedute;
vedo numerosi ragazzi lì seduti e anche io ne ho desiderio. Per qualche minuto
mi fermo, chiudo gli occhi e cerco di assaporare il momento. Non mi sentivo più
a Palermo, né in Sicilia. È stata una sensazione particolare, che forse alcuni
di voi hanno già provato. È strano trovarsi in un luogo già vissuto, magari in
un momento diverso della propria vita, ed iniziare a percepirlo e a conoscerlo
con una maturità differente. Mi affascina come l’immagine di un determinato
luogo che scolpiamo nella nostra memoria, vuoi per l’esperienza pregressa, per
le immagini già viste o per i racconti degli altri, possa cambiare tutto d’un
tratto aspetto, una volta conosciuto in profondità. D’altronde, mi è già
capitato in passato di immaginare una regione, una città in un determinato modo
e di dovermi ricredere, in positivo o in negativo, dopo averla visitata.
Incuriosita dal percorso di
scoperta tracciato dal Gregotti, continuo la mia passeggiata e salgo un’altra
rampa di scale; il paesaggio è veramente prezioso. Non immaginavo di poter
toccare così da vicino le montagne direttamente dall’Università. Il
dipartimento di Architettura ha una bellissima vista sulle montagne cittadine,
ma non incornicia in questo modo la città.
Il terzo ambiente si trova
accanto al dipartimento di chimica, anche questo molto ampio, sembra esser
stato disegnato per invogliare i passanti a curiosare qua e là. È impossibile
percorrere questi 150 m senza soffermarsi in ognuno dei suoi spazi. Sporgendosi
a destra, ad un livello inferiore, si trova un anfiteatro che si affaccia, come
il canone greco comanda, su uno scenario naturalistico incorniciato dallo skyline
cittadino. Proprio in questo posto si trova uno dei centri di raccolta
energetica di Unipa, una leggera presenza di pannelli fotovoltaici consente
all’Università di carpire luce solare e magari, chissà, trasformarla in energia
per il campus universitario.
Al centro dello spazio una serie
di canali e di quadrati di varie dimensioni, scavati nel pavimento, disegnano e
progettano il luogo. Agli angoli dei quadrati più grandi si trovano degli
alberi, che in questo periodo dell’anno hanno dei fiori rossi molto profumati.
Gli studenti ridono e scherzano, c’è chi gioca a pallavolo, chi mangia un
panino all’ombra della vegetazione, chi chiacchiera o studia con i propri
colleghi. È una piacevole atmosfera, dal linguaggio internazionale, quasi da
rivista. Un ambiente parallelo, dove ritemprarsi e vivere l’Università con un approccio
disteso e rilassato.
Spostandosi poco a sinistra e
attraversando i confini tracciati dagli edifici universitari, si trova un’altra
piccola oasi; anche in questo caso vi è la presenza di gradoni in cui potersi
sedere e di una moltitudine di vegetazione ordinatamente progettata e da poter
ammirare. L’ultimo livello riserva un colpo di scena. Avete mai immaginato di
poter letteralmente rinfrescare le vostre menti all’Università? Di poter udire,
accanto all’uscita del vostro ufficio o del dipartimento in cui lavorate, il
piacevole suono dell’acqua che scorre? Di poter bagnare i polsi dopo una lunga
giornata afosa?
I nostri cugini della Bicocca di
Milano a questa provocazione risponderebbero: We, l’è bela lei, guarda che il
nostro campus universitario ha fontane e specchi d’acqua da fare invidia, neh!
Beh, Unipa offre di più, chi non vorrebbe una bella piscina azzurra come il
mare cristallino all’interno del proprio ambiente lavorativo o di studio, con
sedute aggettanti che permettono a chi vi si siede di arrivare a toccare con
mano l’acqua e rilassarsi all’ombra dei muretti, osservando leste rondini nere prender
l’acqua e volare via.
Sono trascorsi solo pochi minuti
da quando ho iniziato questa passeggiata alla scoperta della mia Università,
sono stati dei momenti accompagnati da un continuo susseguirsi di emozioni, di
scoperte e di eterogeneità di spazi. Sembra quasi che Gregotti abbia progettato
questo luogo per stimolare lo studente alla scoperta, un vero e proprio
connubio di creatività, scienza e relax.
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