Una bella luce estiva risplendeva su Palermo, un vento
energizzante ci raffrescava mentre i colori vividi del cielo e della
vegetazione sembravano volessero evidenziare i diversi RGB.
Sono le 14.00 del pomeriggio quando la signorina del
check-in mi comunica: Lei ha il numero 0. Cosa?? Il numero 0? Mi spieghi
meglio, le chiedo.
Un po’ a disagio nel dovermi dare la notizia, ribadisce: sì,
lei ha il numero 0, significa che è senza posto. Purtroppo il sistema non mi fa
prenotare un posto per lei. Siamo in overbooking.
Non sapevo se essere pietrificata e accettare la situazione
così come si presentava o controbattere e ottenere a tutti i costi il mio posto
a sedere.
Ma…ma io devo essere assolutamente a Venezia oggi. Com'è
possibile?
Signorina, mi dice, con quel tono di voce cortese e
fastidioso che si utilizza quando si deve dare una notizia che ha
dell’esilarante: purtroppo, è la procedura. La compagnia sceglie in maniera
random dei passeggeri a cui non attribuire il posto. E lei è una di questi.
Proceda comunque normalmente e si vedrà.
Il mio sguardo alla Sagat di Street Fighter stava per venir
fuori. Prendo la carta di imbarco e i miei 13 kg di bagaglio e mi avvio. Con
ben due ore e mezzo di anticipo, mai viste nella storia dei miei viaggi, eravamo
solo in tre al gate. I miei due compagni di “attesa” erano un signore e una
signora sulla sessantina.
¿De dónde sois? Domando,
sentendoli parlare in spagnolo.
De Argentina. Siamo
qui in viaggio. Siamo venuti in Italia più volte; mio padre era dell’Emilia
Romagna, ma non avevamo mai visitato il “sur”,
mi risponde il signore, sfoggiando orgogliosamente il suo italiano.
Lui: Tu cosa fai?
Io: Dovrei andare alla Biennale di Architettura di Venezia,
se riesco a partire. Sono architetto.
Lui: E cosa farai alla Biennale?
Io: Abbiamo presentato un lavoro su Gibellina, sul teatro di
Consagra.
Lui: Ah…wow! Che bello Gibellina! Il Cretto di Burri…
La sua risposta mi ha subito ricordato lo stupore mostrato
dal mio professore dell’Etsam di Madrid parlando di “Gibelina” e l’importanza attribuita
all’intera valle del Belìce dai paesi esteri.
Sì, il Belìce è ricordato nel mondo, per quel fatidico
terremoto del ’68 che ha echeggiato per mesi, per anni, nelle orecchie di tutta
l’Europa.
Danilo Dolci, Ludovico Corrao, Lorenzo Barbera e tanti altri
hanno lottato per ridare dignità sociale e culturale a questo territorio. Interventi
di arte contemporanea dall’orientamento internazionale per un paesaggio
marginale del Sud Italia, come rimedio alle utopie radicali che poco hanno
considerato la dimensione locale, manifestando nella loro rigidità il disegno
di un progetto calato dall’alto.
Un “territorio interno” dalle forti potenzialità, questo ha
intravisto Mario Cucinella in Gibellina, decidendo di mostrarne la sua
complessità all’interno del “teatro” internazionale del Padiglione Italia.
Gibellina, con il suo Cretto di Burri, la Fondazione Orestiadi, il sistema
delle piazze di Franco Purini e Laura Thermes, il teatro e la stella di Pietro
Consagra, per citare solo alcune delle sue opere, ha affascinato il mondo
intero per la sua bellezza.
Un museo di arte contemporanea a cielo aperto, in cui poter
ammirare e apprezzare un territorio agricolo e viticolo riconosciuto a livello mondiale.
Una perfetta commistione tra cultura e agricoltura di
qualità. Reimmaginare questi spazi, riconnettere strategicamente questo
territorio rafforzando le sue qualità, ha suscitato ancora più fascino ed
emozione.
La vastità degli spazi agricoli si insinua nella vacuità
degli ambienti urbani, pensando di essere in uno di quei paesaggi western in
cui gli unici suoni sono il cigolio delle porte dei saloon abbandonati e del tumbleweed che rotola.
I suoi spazi urbani così silenziosi, sovradimensionati, li
abbiamo ritrovati anche all’interno del Teatro di Consagra, che si erge
maestoso, in tutta la sua interezza, mentre fa da cinta scenica all’asse
centrale di Gibellina. È proprio qui che la cittadinanza, grazie ad Arcipelago
Italia, è riuscita ad entrare per la prima volta dentro quel che sarebbe dovuto
essere un teatro. Vedere gli sguardi lucidi dei ragazzi, che per la prima volta
entravano al suo interno, e dei più anziani, è stato un momento di forte
intensità.
Il viaggio verso la Biennale è stato un momento molto
emozionante, mi ha permesso di confrontarmi con il pensiero di altri giovani
architetti e con menti illustri della nostra contemporaneità e di questo
ringrazio profondamente il professore Maurizio Carta, per avermi coinvolta in
questa entusiasmante esperienza.
Ho avuto l’occasione di condividere questi momenti con
Barbara, che è sempre un riferimento stabile per me e con l’intero gruppo di
ricerca, con i ragazzi di AM3, i ragazzi di Urban Reports, di Ascolto Attivo e
altri architetti che credono e sperano nella riattivazione di Gibellina e delle
aree interne della nostra nazione.
Ho vissuto momenti di dibattito attorno ad un tavolo da
“caffè” o da lavoro, circondata da fogli, matite, planimetrie, idee, pensieri,
coraggio ed entusiasmo.
Momenti di complicità a montare caschetti gialli per la
visita al teatro, sorseggiando tè caldo fumante per riscaldarci dal freddo
invernale belicino.
Momenti di condivisione con gli altri team del collettivo
del Padiglione Italia, all’interno del Centro Arti e Scienze di Bologna, della
Fondazione Golinelli.
Momenti di svago e goliardia durante squisite cene a base di
cous cous di pesce a Castellammare del Golfo, tortellini in brodo e tagliatelle
al ragù a Bologna, e “cicchetti” di baccalà mantecato alla vicentina brindando
con uno spritz a Venezia.
Il viaggio verso la Biennale non si può sintetizzare in
poche ore di volo, è stato un momento di grande spessore culturale e ricchezza
che conserverò per sempre nella mia memoria.
Ed ecco che i miei pensieri ad un tratto sono stati interrotti
da una voce insistente che ripete:
Vai! Ti stanno chiamando! Forse ora tocca a te! ¡Mucha
suerte con todo!
Mi reco all’imbarco e siamo in tre. Io, un ragazzo e lo
steward.
Anche tu con il posto 0? Chiedo al ragazzo accanto a me.
Lui: Sì, ho comprato il biglietto mesi fa. A quanto pare
siamo le uniche vittime!
Ridiamo entrambi ed entriamo. Finalmente, si parte!!
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