Ciao
a tutti, purtroppo o per fortuna importanti scadenze e impegni lavorativi, ai
quali non potevo sottrarmi, mi hanno tolto il tempo da dedicare a questo blog.
Oggi,
in Spagna si festeggia “El dìa de la Madre”, una festa molto sentita da queste
parti! Mamme e bambini che camminavano abbracciati per le strade e i lungomari
di Gijón; foto su facebook delle mie amiche con le rispettive madri, con
dediche che ricordano il valore che ricopre ognuna di loro nella nostra vita;
uscite pomeridiane il giorno prima della festa, alla ricerca disperata del
regalo perfetto!
In
questi mesi, molte persone, tra amici e amiche, coetanei e non, mi hanno
chiesto come si riuscisse a viaggiare in solitaria e a vivere un’esperienza
all’estero quando non conosci nessuno. All’inizio di questa esperienza, la mia
opinione era completamente diversa. Quando si decide di fare un viaggio da soli
o si sceglie di emigrare per lavoro o per studio, forse non si è completamente
coscienti di ciò a cui si va incontro.
A
me, personalmente, mi accompagna una forma di “apatia”, così mi piace
chiamarla, che mi ha guidata in qualsiasi esperienza fuori casa abbia fatto
nella mia vita. Tutta la precisione nel pianificare gli studi universitari, le
esperienze lavorative, i progetti di vita, scompare completamente poco prima di
viaggiare, trasformandosi in completa disinvoltura. Biglietti non stampati,
check-in non necessariamente svolti, valige da ultimare, mezzi di trasporti da
prendere nella nuova città, sommariamente studiati. Non vorrei dare l’idea di
essere disorganizzata, anche se così può apparire, mi definirei più una persona
a cui piace affrontare, almeno in queste poche occasioni, le cose in maniera
più istintiva, lasciandosi trasportare dalla casualità. Anche perché più volte,
mi è capitato di cambiare in corso, i piani che avevo predisposto, come
visitare un posto piuttosto che un altro; perché solo camminando ti accorgi
della realtà (ovviamente consiglio a tutti di essere un minimo informati, per
sapere ciò che la città può offrire) o prendere un autobus piuttosto che un
altro; perché solo parlando con la gente del luogo ti rendi veramente conto se
lo studiatissimo piano logistico può realmente essere, non dico quello corretto
ma quanto meno quello più efficace.
Adesso,
per non fare spaventare mia madre, che sa che domani andrò a Madrid da sola, vi
assicuro di aver cercato su google maps quale mezzo prendere per arrivare dalla
Estaciòn Sur al B&b prenotato. Ma non ho la certezza che prenderò realmente
questo!
Ritornando
al discorso iniziale, l'idea di affrontare un viaggio “di vita” da soli può
spaventare. Improvvisamente non si ha più la compagnetta di banco che ti tiene
la mano, i tuoi genitori che ti indicano la strada o che si preoccupano su come
attraversi sulle strisce pedonali. Tutte queste cose fanno parte del gioco e
contribuiscono ad una crescita.
Una
mia amica colombiana, trasferitasi a Torino per gli studi, una volta mi ha
detto che a poco a poco si inizia ad apprezzare anche il viaggiare e visitare
da soli, poiché si è liberi di visitare ciò che più si vuole, senza dover
scendere a compromessi. Questa osservazione mi ha fatto riflettere e in più
delle volte ho cercato di farmi accompagnare da questa massima e sentirmi
completamente libera di visitare quello che volevo, senza avere limiti di tempo
e di scatti fotografici! Ma come in tutto, c’è sempre l’altra faccia della
medaglia, chi è che vuole veramente viaggiare sempre da solo senza poter
condividere l’esperienza del viaggio con qualcuno?
Per
questo motivo, nei viaggi che ognuno di noi decide di fare, si ha l’opportunità
e la fortuna di incontrare gente che in altri casi non avrebbe l’occasione di
poter conoscere. Mi riferisco alle tante persone incontrate qui in Spagna, preziose
coinquiline-amiche, amici e amiche delle amiche, conoscenti-amiche che dopo
un corso o una conferenza ti offrono il loro aiuto. Persone con cui sto
trascorrendo dei piacevoli momenti di vita, superando gli ostacoli e dai quali sto
apprendendo cose nuove e ricevendo un affetto che neanche avevo immaginato.
In
ogni esperienza all’estero, occorre sapere affrontare le opportunità offerte
anche in solitudine. Questa è sicuramente una delle cose più formative che si
può ricevere da questa esperienza. Iniziando a conoscere i posti camminando in
solitaria, ammirando le bellezze soltanto con il proprio punto di vista e
condividendolo successivamente con gli altri, visitando e partecipando
attivamente alle proposte offerte dalle associazioni e dalle amministrazioni locali,
vivendo la quotidianità di un posto (casa-lavoro-casa-uscita-casa), concedendosi
piacevoli ore destinata al benessere fisico e al relax, facendo propria e
realmente propria un’esperienza unica.
Per
cui a tutti quelli che dicono, no non è una cosa per me, non sarei capace, ma
come fai? Io vi assicuro che i momenti di tristezza e di solitudine ci saranno,
ma saranno subito dopo accompagnati da una carica e positività offerta dagli
incontri che forse solo in queste circostanze siamo disposti a fare!
Adesso,
è l’una e mezza e dovrei veramente mettere solo le ultime cose in valigia, mmm
pensiamo un po’, solo dei vestiti un po’ più classici per la conferenza a cui
devo partecipare, infradito da doccia, accappatoio, pigiama, trucchi, cibo, fotocamera, libro per viaggio, va beh come al solito devo andare ad ultimare la valigia per
il viaggio di domani! Ops, non avrei dovuto dirlo! Mamma fai finta di non
aver letto questa parte e buon “Dìa de la Madre” spagnolo ad una donna che mi ha
insegnato a viaggiare e a vivere con curiosità le esperienze interculturali.
Il più bello. Il più vero. Rappresenta il raggiungimento della "piena" MATURITÀ interiore. TVB figlia mia.
RispondiEliminaHola !
RispondiEliminaMe encanta leer tus aventuras por esta Asturias patria querida.
Un besazo de la cuasi-bibliotecaria de CICEES ; )