mercoledì 28 gennaio 2015

Il regno delle Asturie

Tra le prime cose che mi hanno domandato qui a Gijón dopo: “Te gusta la sidra?” è stato se ero a conoscenza che la corona spagnola nacque proprio qui nelle Asturie.

Si racconta, infatti, che il condottiero Pelayo, nel secolo VIII d.C. sconfisse a Covadonga gli arabi, che da tempo avevano invaso la Spagna. Fu così che nell’anno 718 d.C nacque il regno delle Asturie, data alla quale si associa l’elezione di Don Pelayo a re e capo dei ribelli.
Da Pelayo in poi, discesero tutti i sovrani al trono che si susseguirono fino ad oggi.                                                       A dimostrare questo stretto legame tra la famiglia reale e la regione asturiana vi è il titolo onorifico di Principe delle Asturie che dal 1388 viene conferito all’erede al trono di Spagna. Attualmente, questo titolo è stato assegnato alla Princesa Leonor, la primogenita del re Felipe VI e della regina Letizia.

Gli asturiani sono orgogliosi del proprio passato, Pelayo è diventato un simbolo di libertà ed è presente in molti spazi pubblici delle realtà locali. Qui a Gijón, in particolare, è stata dedicata una piazza nella zona storica della città, nella quale è presente una fontana con una statua rappresentante Pelayo. 



Il 2 dicembre del 1949, la città di Gijón ha scelto come effige del proprio Ayuntamiento, il Rey Pelayo che portava «la Cruz de la Victoria en la mano izquierda, y la espada desenvainada hacia abajo en la mano derecha».
Pare, inoltre, che Iván Fernández Candosa, l’artista gijónese che ha disegnato tale simbolo, sia stato ispirato da un dipinto del pittore Federico Mandrazo, realizzato a metà ottocento e conservato nel Museo Nacional del Prado.


Nel 1992, l’immagine realizzata da Iván Fernández Candosa,  fu reinterpretata dall’impresa Taller Gráfico Llanos Heredia, dando luogo al simbolo attualmente utilizzato dal Comune di Gijón.


Tale simbolo si può ritrovare in tutta la città, dai chiusini dei pozzetti fognari alla bandiera. Inoltre, molti asturiani riportano il nome di Pelagio in suo onore.

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